Papa Francesco, Maestro amante della scuola

Papa Francesco, Maestro amante della scuola

25 Aprile 2025 0 Di toniorollo

Che Papa Bergoglio amasse la scuola e, come tante altre realtà sociali, l’avesse nel cuore è di certo cosa nota. 
In queste ore si stanno sottolineando diversi aspetti che hanno caratterizzato il suo alto Magistero e si stanno evidenziando i tanti ambiti che hanno caratterizzato la sua azione pastorale. Uomo di pace, Papa degli ultimi, Pontefice militante, vescovo di Roma, ecologista e terzomondista e, perfino, l’ultimo rivoluzionario. Appellativi e definizioni stanno piovendo da tutte le parti, da parte di chi lo ha conosciuto, da chi lo ha tollerato, ma anche da chi lo ha “scomunicato”. 

Papa Francesco è stato anche un grande maestro, un attento educatore e amante appassionato della scuola. In tantissime occasioni ha descritto la sua idea di scuola. Come non ricordare il suo “pellegrinaggio” a Barbiana (20/6/2018) per incontrare i “ragazzi” di don Lorenzo Milani. In quell’occasione, prendendo spunto dall’esempio del grande educatore toscano, indicò a tutti gli insegnanti, sacerdoti e laici impegnati nella scuola, quello che deve essere il “luogo di impegno serio e professionale”, quella che oggi qualcuno torna a riproporre come “pastorale d’ambiente”: “Siete testimoni – disse rivolgendosi agli ex studenti di Barbiana – di come un prete abbia vissuto la sua missione, nei luoghi in cui la Chiesa lo ha chiamato, in piena fedeltà al Vangelo e proprio per questo con piena fedeltà a ciascuno di voi”. E poi ancora aggiunse come: “la passione educativa lo ha portato a dedicarsi completamente alla scuola, modo concreto di svolgere la sua missione.” 

Nel centenario della nascita di don Milani (22.01.2024) sposa l’idea di scuola che aveva realizzato nel piccolo comune toscano: “la scuola come luogo in cui si restituisce la dignità agli ultimi, il rispetto, la titolarità di diritti e cittadinanza, ma soprattutto il riconoscimento della figliolanza di Dio”. 

Si tratta di un modello di scuola molto diversa da quella che spesso si vede in giro: Non è un parcheggio, cioè un luogo in cui ragazzi e giovani “aspettano di crescere e andare oltre” stando immobili. Si tratta di un’espressione che ebbe modo di riprendere e ribaltare nel corso di un incontro con il mondo della scuola italiana nel 2014. Di fronte a studenti di ogni ordine e grado, docenti, dirigenti e personale scolastico descrisse il suo amore per la scuola. 

In quella occasione, da Padre e Maestro, disse: Amo la scuola per diversi motivi. Il primo è perché la mia prima maestra mi ha insegnato ad amarla. E da qui la grande responsabilità che hanno tutti i docenti quando sono di fronte ai propri studenti, anche i più piccoli, non trasmetto solo nozioni, ma sono testimoni di una realtà che apre ad un mondo fatto di scoperte, di novità, di relazioni. 

Amo la scuola perché è sinonimo di apertura della mente e del cuore alla realtà nella ricchezza dei suoi aspetti, delle sue dimensioni, ha aggiunto come secondo motivo. La scuola come porta che illumina un’esistenza attraverso lo studio del passato, la lettura del presente e il disegno del futuro. “È il luogo dove si impara ad imparare proprio – ha aggiunto – sul modello della scuola di don Lorenzo Milani. Da qui un’altra nota agli insegnanti: “Gli insegnanti sono i primi che devono rimanere aperti alla realtà con la mente sempre aperta a imparare! Perché se un insegnante non è aperto a imparare, non è un buon insegnante, e non è nemmeno interessante”.

Amo la scuola è un luogo di incontro, non il parcheggio”. A scuola gli studenti imparano ad incontrare il mondo. Incontrano compagno, docenti, personale scolastico, l’universo che sta intorno. “A scuola noi socializziamo: incontriamo persone diverse da noi, diverse per età, per cultura, per origine, per capacità. La scuola è la prima società che integra la famiglia”. 

Amo la scuola perché ci educa al vero, al bene e al bello. Concludeva Papa Francesco che a scuola si imparano queste tre dimensioni che non vanno mano separate perché, se ciò che si acquisisce e vero, vuol dire che è anche buono e di conseguenza anche bello. E sempre giocando con le parole si congedava dagli studenti con un “compito per casa”. “Dovete saper parlare queste tre lingue: la lingua della mente, la lingua del cuore e la lingua delle mani. Ma, armoniosamente, cioé pensare quello che tu senti e quello che tu fai; sentire bene quello che tu pensi e quello che tu fai; e fare bene quello che tu pensi e quello che tu senti. Le tre lingue, armoniose e insieme!

E da qui facciamo nostro l’invito del Buon Padre venuto da lontano: “E per favore… per favore, non lasciamoci rubare l’amore per la scuola!”.


Pubblicato su: Portalecce